Che carogna quel fiore!

Sappiamo che il mondo vegetale si è evoluto e diversificato grazie allo sviluppo dei fiori e della interrelazione di mutua dipendenza stabilita con gli insetti impollinatori.

Noi tutti conosciamo la storia dell’ape e del fiore che attira il piccolo insetto con la promessa di un dolce nettare, sfruttandolo così per il trasporto del polline dalle proprie antere agli stimmi di un altro fiore della stessa specie. Il polline poi per il tramite dello stilo arriverà nell’ovario (stimma, stilo e ovario formano il pistillo cioè l’organo riproduttivo femminile della pianta) e lo feconderà consentendo la riproduzione della specie.

In realtà l’impollinazione dei fiori avviene per il tramite anche di altri insetti e non sempre il premio zuccherino del nettare è quello gradito, in questo caso può essere necessario perpetrare un piccolo inganno.

La Dracunculus vulgaris sceglie come proprio impollinatore la mosca che trova appetibile, più di altri odori, quello di carogna.

L’organo riproduttivo si trova al fondo di una base tubolare (spata) dove l’insetto viene attratto da un olezzo di animale putrescente. Naturalmente rimarrà deluso nelle aspettative, ma non riuscirà a risalire subito in quanto troverà l’uscita bloccata da dei peli chiusi ad intrappolarlo. Nel divincolarsi contribuirà all’impollinazione ed, in un secondo momento, i peli-trappola, avvizzendo consentiranno all’insetto di tornare in libertà e continuare la propria opera.

Dracunculus vulgaris con spata in primo piano.dracunculus

L’insetto penetra all’interno della spata attraverso la piccola apertura da cui fuoriesce lo spadice e rimanendo intrappolato si ricopre di polline che andrà a depositare, con lo stesso meccanismo, all”interno di un altro fiore.IMG_1298

 

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